L’evento ha fatto da ponte tra Italia e Polonia, con incontri con designer e una sfilata di 10 stilisti. Un nuovo modo di concepire fashion e design polacchi, ma restando fedeli alla tradizione
Si è concluso ieri EAST BOUND ROMA, l’evento che si è tenuto presso la Galleria del Cardinale Colonna, affacciata sui tesori barocchi di Piazza Venezia, ed ha trasformato la moda polacca in racconto, memoria, impegno.
La tre giorni, promossa dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale Polacco, e organizzata dal Creative Industries Institute Polacco e dalla Fondazione Kraina, nell’ambito del programma “Cultura ispirante 2025-2026”, è stato prodotto da Magdalena Christofi e diretto da Waldek Szymkowiak. Si tratta del secondo evento organizzato quest’anno in Europa dal Creative Industries Institute e dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale, nell’ambito della strategia di sostegno e promozione della moda polacca.
Protagonista indiscussa di EAST BOUND ROMA è stata la creatività della moda polacca contemporanea, intrecciando artigianato, sostenibilità, emozione visiva in un dialogo vibrante con le radici storiche e culturali della Capitale.
L’evento è iniziato l’8 settembre con l’inaugurazione dello showroom all’Istituto Polacco di Roma. Qui, 15 brand di accessori, dalla gioielleria ai copricapi, hanno svelato una moda rigorosa, etica, profondamente autentica: Atomy, Balagan, Yana Bezdushna, CACKO, Fryga, Kołnierz w Serduszko, Ania Kuczyńska, Lallu Chic, Melancholia, Vanda Novak, ORSKA, Sandra Skórka, TSUDA, Valium Hats e by Wróblewska. Ogni marchio è emerso come un frammento di storia vivente: maestria artigiana, innovazione, upcycling, materiali naturali, filiera trasparente.
Il 9 settembre, negli spazi dello stesso Istituto, designer e pubblico si sono incontrati in un dialogo vivace e appassionato: storie di stoffe riciclate, simbolismi folklorici, tecniche antiche e reinventate, visioni concrete del futuro della moda.
Ma il momento clou è stata la passerella d’autore del 10 settembre, che ha visto la fusione di dieci universi creativi. Tra le volte affrescate della Galleria, 10 stilisti polacchi hanno mostrato le loro collezioni, ognuna con un cuore vibrante, in un affascinante dialogo tra sostenibilità, memoria e avanguardia.

A sfilare sono stati gli abiti di:
Jackob Buczyński: moda circolare che nasce da tessuti di seconda mano tende e scampoli recuperati. Ogni giacca #jacketbyjacob è una poesia di materiali che rinascono e diventano racconto sociale.
Jan F Chodorowicz: Speculazioni eleganti sulle uniformi e sugli abiti da lavoro, esplora generi e simboli come la “uniforme del cowboy” o l’abbigliamento protettivo degli scienziati. Un avanguardista dalla lente antropologica raffinata.
Hector&Karger: duo performativo e visionario, innovano l’eleganza classica con cappotti di lana, abiti da sera in seta polacca e una cura maniacale nei dettagli; un ponte tra artigianato e digitale.
Marlena Krawczyk: nostalgia domestica reinventata in chiave sensoriale, con copricapi che evocano i rifugi dell’infanzia, materiali pregiati e una grazia poetica al tempo stesso intima e contemporanea.
MMC: architetture sartoriali, silhouette oversize, tagli moderni che parlano di eleganza spontanea e inclusiva, custodi della moda post-comunista di Łódź.
Natasha Pavluchenko: dalla Bielorussia alla Polonia, un’estetica neo-couture che diventa mano artigiana, dove lana, cashmere e seta plasmano abiti scultorei per momenti speciali.
Mariusz Przybylski: prêt-à-porter di contenuto e profondità, rigenerazione etica e slow-fashion. Le sue borse riciclate, realizzate senza consumo d’acqua, hanno sostenuto progetti WWF.
Justyna Rożek: propone una sinfonia poetica in denim e lenzuola trasformate in figure vegetali scultoree. Un manifesto della rinascita estetica dell’upcycling.
Monika Surowiec: massimalismo circolare. Toni scuri, strutture architettoniche maschili, materiali riciclati reinventati. Ogni stoffa racconta una storia.
VICHER: esplosione massimalista di colori e illustrazioni dipinte a mano. Onde, forme alate, femminilità urbana e materica, una visione pop e colta allo stesso tempo.
“Questo evento ha rappresentato un vero ponte tra Italia e Polonia, tra memoria sartoriale e innovazione etica. – Commenta Karolina Sulej, curatrice dello show – La moda polacca sta lasciando sempre più il segno sulla scena internazionale, affermandosi come qualcosa di creativo e all’avanguardia, pur mantenendo un forte legame con la tradizione. L’Italia è da sempre riconosciuta come leader mondiale nella moda, celebrata per la sua eccellenza artigianale, il design sofisticato e lo stile elegante. Per questo, aver ricevuto un apprezzamento così caloroso qui, nella Capitale italiana, è per noi una grande soddisfazione”.
“Il mondo del fashion e del design in Polonia sta vivendo un momento particolarmente florido, con moltissimi artisti che stanno cambiando la visione del paese in questo ambito. – Aggiunge Aleksandra Szymańska, Direttrice del Creative Industries Institute – Da una parte c’è voglia di riscatto, di trovare il proprio posto nell’Olimpo della moda e dello stile e dell’artigianato, dall’altra un forte desiderio di condividere con il mondo il vero spirito della moda creata in Polonia, un luogo con tante storie da raccontare e un’energia inarrestabile per innovare, pur rimanendo radicati nella nostra tradizione”.
Photo credits: Luigi Saggese