La Rai è pronta a promuovere l’innovazione: da broadcaster a media company

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Dopo anni di calo, la tv fa segnare una piccola crescita nei consumi: +1% nel 2014. Importanti cambiamenti in vista nella televisione pubblica

Dopo anni in cui lo schermo televisivo sembrava aver perso la sua centralità e il suo appeal nei confronti dei telespettatori, nel 2014 è stato registrato una timida crescita dell’1% del consumo di televisione in Italia, come dichiarato dal direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi. “I dati auditel – afferma Gubitosi – rilevano che nel giorno medio nel 2014 hanno fruito della televisione 46 milioni di italiani. Il consumo medio pro capite è stato di circa 5 ore e 20 minuti con un incremento dell’1% rispetto al 2013. Quanto alla Rai e al web, l’applicazione Rai Tv, per guardare la tv in mobilità, è arrivata a 4 milioni e 800 mila download”, mentre dal dominio rai.it ogni anno sono visti 250 milioni di video”.

La fruizione dei prodotti televisivi oggi è molto diversa dal passato, per questo, anche all’interno della Tv pubblica, si sono resi necessari importanti cambiamenti. “Passare da broadcaster a media company è un processo assai complesso che comporta un cambiamento epocale nelle modalità di formazione dell’offerta e nella tecnologia utilizzata, richiede l’adozione di una organizzazione adeguata al mondo digitale e una nuova cultura aziendale – spiega Anna Maria Tarantola, presidente della Rai. – Il mondo digitale ci obbliga – e lo dico nella mia veste anche di vicepresidente dell’Unione europea di radiodiffusione (UER) – a cambiare di prospettiva ed a ripensare in profondità la missione del servizio pubblico, l’offerta, l’organizzazione e la tecnologia. Lo sviluppo tumultuoso della rete ha comportato per l’industria audio-televisiva rilevanti effetti: la frammentazione degli ascolti; la concorrenza da parte di soggetti nuovi ed incommensurabilmente più forti e più ricchi come Google, Apple, in prospettiva Netflix; la riduzione del tempo di attenzione e molto altro.

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