Si apre il Conclave: la Cappella Sistina si chiude al mondo per l’elezione del nuovo Papa
Con la solenne espressione latina “Extra omnes”, che significa “Tutti fuori”, mercoledì 7 maggio il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie darà ufficialmente avvio al Conclave. È il segnale che la Cappella Sistina, scrigno del Rinascimento e cuore simbolico della cristianità, si trasforma temporaneamente in luogo di assoluto raccoglimento e decisione: l’inizio del processo più riservato e decisivo della Chiesa cattolica.
La data è stata fissata questa mattina, durante la quinta Congregazione generale, alla quale hanno partecipato circa 180 cardinali, di cui poco più di un centinaio elettori, ovvero con meno di 80 anni, come previsto dalle regole ecclesiastiche.
Le regole del Conclave: un rituale di secoli aggiornato nel tempo
Le procedure che regolano il Conclave trovano fondamento nella costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 e poi aggiornata due volte da Benedetto XVI, nel 2007 e nel 2013. Questi documenti disciplinano ogni dettaglio, dai tempi di convocazione alla modalità delle votazioni. Secondo le norme, il Conclave deve iniziare tra il 15º e il 20º giorno dalla morte del Papa, dopo i “Novendiali”, i nove giorni di liturgie in suffragio del Pontefice defunto.
Un’eccezione importante, introdotta nel 2013, permette tuttavia al Collegio dei Cardinali di anticipare l’inizio dei lavori se tutti gli elettori sono già a Roma. Un’eventualità diventata più frequente negli ultimi decenni grazie alla maggiore rapidità nei trasporti internazionali. Ancora oggi, alcuni cardinali provenienti da Paesi lontani o con problemi di salute sono attesi nei prossimi giorni a Casa Santa Marta, la residenza vaticana dove anche papa Francesco ha scelto di abitare, rifiutando il più sontuoso appartamento nel Palazzo Apostolico.

Una liturgia per il discernimento: la Messa e l’ingresso nella Sistina
La giornata del Conclave comincerà con la celebrazione della Messa “Pro eligendo Pontifice”, presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio nella Basilica di San Pietro. È una cerimonia densa di significato, trasmessa in mondovisione, durante la quale l’intera Chiesa è invitata a pregare per l’elezione di un nuovo Pastore.
Nel pomeriggio, i cardinali si incammineranno in processione, indossando le vesti corali, verso la Cappella Sistina. Lungo il percorso, si leva l’antico inno “Veni, Creator Spiritus”, invocazione allo Spirito Santo perché guidi il discernimento dei partecipanti. Questo momento richiama atmosfere cariche di spiritualità e storia, simili a quelle vissute nel celebre Conclave del 1978, quando fu eletto Giovanni Paolo II, il primo Papa non italiano dopo 455 anni.
Una volta varcata la soglia della Sistina, i cardinali presteranno giuramento di segretezza. All’interno, tutto è già predisposto: banchi per le votazioni, schede, urne, e la stufa biforcuta dove saranno bruciate le schede per produrre la celebre fumata – nera o bianca, a seconda dell’esito.

La dinamica delle votazioni e la “fumata bianca”
Ogni giorno si tengono fino a quattro scrutini, due al mattino e due al pomeriggio. Perché un candidato sia eletto, deve ottenere una maggioranza qualificata di due terzi dei voti. Se dopo 33 o 34 votazioni non si raggiunge un consenso, si passa a un ballottaggio tra i due cardinali più votati, che però non possono partecipare al voto finale.
Non mancano precedenti celebri per la durata dei conclavi: quello del 1846, che elesse Pio IX, durò soli due giorni, mentre quello del 1268 – a Viterbo – si protrasse per quasi tre anni, tanto che i cittadini locali chiusero i cardinali a chiave e scoperchiarono il tetto del palazzo per forzarne una decisione.
Il momento della scelta: accettazione, nome e annuncio
Quando il nuovo Papa viene finalmente eletto, il cardinale diacono più giovane convoca i cerimonieri. Il nuovo Pontefice riceve la fatidica domanda in latino: “Acceptasne electionem…?” (“Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”). Se risponde di sì, gli viene chiesto: “Quo nomine vis vocari?” (“Con quale nome desideri essere chiamato?”). È il momento in cui nasce un nuovo nome nella storia del papato.
Poi, la stufa emette la fumata bianca, visibile da Piazza San Pietro, dove i fedeli si radunano in attesa dell’annuncio: “Habemus Papam”, pronunciato dalla Loggia delle Benedizioni dal cardinale protodiacono.
Il nuovo Pontefice si ritira nella cosiddetta “Stanza delle lacrime”, una piccola sacrestia annessa alla Sistina, dove potrà indossare per la prima volta la veste bianca preparata in tre taglie. Dopo un momento di preghiera e raccoglimento, si presenta al mondo, impartendo la benedizione Urbi et Orbi, come segno di pace e speranza.
Attese e riflessioni: un Conclave che riflette il volto globale della Chiesa
Non è possibile prevedere quanto durerà questo Conclave. Alcuni auspicano una scelta rapida, anche in considerazione del Giubileo attualmente in corso, altri pensano che ci vorrà più tempo per trovare un consenso ampio in un collegio cardinalizio che papa Francesco ha reso più internazionale che mai, nominando in dieci Concistori cardinali da ogni parte del globo, inclusi Paesi dove la Chiesa è in crescita ma ancora minoritaria.
Intanto, la Cappella Sistina è stata chiusa ai visitatori da lunedì 28 aprile per permettere i lavori di preparazione. Anche le visite ai Giardini Vaticani e alla Necropoli della Via Triumphalis sono state temporaneamente sospese, a testimonianza della solennità del momento.
Il mondo attende. Nella Sistina, sotto gli affreschi di Michelangelo, si prepara a compiersi ancora una volta un atto millenario, sospeso tra spiritualità e storia.