Oltre 28 miliardi di euro. È questo il valore delle esportazioni dei distretti agroalimentari italiani nel 2024, un nuovo traguardo storico (+7,1% rispetto al 2023), che conferma ancora una volta il potere seduttivo del Made in Italy sulle tavole di tutto il mondo. I dati, raccolti dal Monitor dei Distretti Agroalimentari di Intesa Sanpaolo, fotografano un settore in piena salute e in continua espansione, nonostante le sfide globali.
Ma cosa rende così irresistibili i prodotti italiani all’estero?
Dal Prosecco al Parmigiano, dall’olio extravergine alla pasta artigianale, il cibo italiano non è solo sinonimo di gusto, ma rappresenta un vero e proprio stile di vita. Lo dimostrano i dati: la Germania resta il primo partner commerciale, ma è negli Stati Uniti che si registra la crescita più esplosiva (+14,9%). E non si tratta solo di scorte preventive in vista dei dazi varati dall’amministrazione Trump nel 2025: la richiesta americana è cresciuta stabilmente durante tutto l’anno, a conferma di un amore autentico e duraturo per il food italiano.
Olio e pasta: i campioni dell’anno
Il prodotto più in crescita? L’olio italiano, che ha visto un’impennata del +40,9%. In particolare, il distretto dell’Olio toscano ha brillato (+43,5%), spinto soprattutto dalle vendite negli USA, dove da solo assorbe oltre il 40% dell’export del comparto. Bene anche l’olio umbro (+26,5%) e quello del barese (+47,6%). Questo boom non è un caso: negli ultimi anni, l’olio extravergine è stato protagonista di rubriche salutistiche, classificato come “super food” da nutrizionisti internazionali e osannato nelle cucine stellate.
A seguire, la filiera di pasta e dolci: +7,8%, con il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo in forte crescita (+16,5%) e ottime performance anche per le specialità veronesi (+12,6%). Il segreto? Un mix di tradizione, artigianalità e identità territoriale, che trova sempre più spazio anche nei mercati emergenti.
Il vino italiano continua a brindare
Anche il vino italiano mantiene il suo fascino: nel 2024 le esportazioni dei distretti vitivinicoli hanno superato i 6,7 miliardi di euro (+4%). In evidenza i Vini del Veronese (+9,2%) e il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene(+7,3%), vera icona pop delle bollicine all’estero. Gli Stati Uniti restano un mercato d’oro per il vino tricolore, con un’incidenza del 23% sull’export complessivo. E non stupisce: negli USA, sempre più ristoranti puntano su carte dei vini interamente italiane, e l’abbinamento pizza–Prosecco è ormai una moda consolidata tra i millennials.

Altri protagonisti del Made in Italy nel mondo
Tra le performance più interessanti del 2024, troviamo:
- Latticini: +6,1%, trainati dal Parmigiano Reggiano parmense (+31%) e dal Pecorino sardo, di cui ben il 72% finisce sulle tavole americane.
- Salumi: +5,3%, con picchi per i Salumi dell’Alto Adige (+13,9%).
- Caffè: +9,5%, con Trieste in testa (+15,5%); il rito italiano dell’espresso ha ormai conquistato anche la Silicon Valley.
- Ortofrutta: +4,7%, con la Romagna (+14,9%) e le mele dell’Alto Adige (+18,9%) sugli scudi.
- Conserve: +3,5%, stabili quelle di Nocera, ma in generale la passata di pomodoro “fatta bene” è diventata un cult, persino nei supermercati di Tokyo.
L’unica nota stonata arriva dalla filiera del riso, in leggera flessione (-1,7%). Ma anche qui, si tratta di un rallentamento temporaneo in un contesto comunque positivo.
Curiosità: il cibo italiano è un fenomeno globale
Lo sapevate che l’Italia è il primo esportatore mondiale di pasta, con oltre 2,2 milioni di tonnellate vendute all’estero ogni anno? E che oltre il 70% del Parmigiano Reggiano prodotto viene esportato, spesso finendo nei piatti di ristoranti di fascia alta? La domanda cresce anche nei mercati emergenti: +7,7% nel 2024, con buone performance in Polonia, Romania e persino Cina (+9,7%).
Il ruolo di Intesa Sanpaolo
Dietro questo boom, non c’è solo la passione per il buon cibo, ma anche un importante supporto finanziario e strategico. Intesa Sanpaolo, attraverso la sua Direzione Agribusiness, ha erogato 2 miliardi di euro nel solo 2024 a favore del settore. Un sostegno concreto, che si affianca a consulenze su sostenibilità, digitalizzazione e internazionalizzazione. In totale, la banca supporta 172 filiere, coinvolgendo oltre 8.200 fornitori strategici e 21.500 dipendenti, per un giro d’affari da 22 miliardi di euro.
Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo ha dichiarato:“Il nuovo record dell’export dei distretti agroalimentari italiani conferma la forza competitiva delle nostre filiere e la crescente domanda internazionale di prodotti di qualità, identitari e sostenibili. La Banca dei Territori, attraverso la Direzione Agribusiness, è al fianco delle imprese in questo percorso di crescita, accompagnandole con soluzioni concrete per affrontare le sfide di un contesto globale in rapida evoluzione: nuovi mercati, transizione green, digitalizzazione e ricambio generazionale. Grazie alla sinergia con partner e istituzioni, alla nostra rete capillare e a un programma dedicato allo sviluppo delle filiere, accompagniamo ogni giorno oltre 80.000 clienti nella valorizzazione del Made in Italy nel mondo, trasformando la presenza internazionale del Gruppo in una leva strategica per la competitività del Paese.”
Un patrimonio da proteggere e valorizzare
Il record dell’export 2024 conferma quanto l’agroalimentare italiano sia una risorsa strategica non solo economica, ma anche culturale. In un mondo che cerca qualità, autenticità e identità, i prodotti italiani sono ambasciatori perfetti. E se le sfide future — dai dazi ai cambiamenti climatici — sono complesse, il sistema Italia sembra pronto ad affrontarle, forte di una filiera che sa innovare senza perdere la propria anima.
Perché, come disse una volta un grande chef: “Mangiare italiano è come fare un viaggio nel tempo, tra gusto, territorio e memoria.” E oggi, quel viaggio, lo stanno facendo milioni di persone in tutto il mondo.