In un tempo in cui tutto è veloce, replicabile e spesso impersonale, c’è chi sceglie di rallentare, di fare con le mani, con la testa e soprattutto con il cuore. Elisabetta Scipioni è una di quelle donne che resistono, che non seguono le mode, ma le creano silenziosamente, filo dopo filo. Nel cuore del borgo di Farfa, circondata da silenzio e memoria, porta avanti una tradizione familiare iniziata nel 1937 da sua nonna: quella del tessuto artigianale, realizzato con fibre naturali e metodi antichi. Le sue creazioni – tende, tovaglie, asciugamani, borse – sono pezzi unici, che arredano, raccontano e durano.
1. Elisabetta, la sua storia affonda le radici nella memoria familiare. Da una nonna tessitrice alla bottega di Farfa: quanto c’è di passato, e quanto di futuro, nel suo lavoro?

Tutto è iniziato con mia nonna, che realizzava corredi da sposa nel suo paese d’origine, vicino L’Aquila. Era il 1937 quando fu invitata a una mostra del tessile a Roma, a Palazzo Venezia. Lì incontrò il conte Volpi di Misurata, che le propose di venire a Farfa per avviare una casa-bottega. Lei ebbe il coraggio di accettare e da allora la nostra famiglia non ha mai smesso di tessere. Io sono cresciuta lì, tra telai e fili, e quando mia nonna è venuta a mancare, mio padre ha lasciato il suo lavoro per continuare l’attività. Oggi ci metto il mio sguardo, la mia creatività, ma il cuore è sempre lo stesso. Il futuro? È mantenere viva questa storia, adattandola al presente.
2. Le sue creazioni – in particolare le tovaglie e le tende – sono apprezzate per eleganza e unicità. Cosa rende davvero speciale un prodotto artigianale rispetto a uno industriale?
La differenza è tutta nella cura. Ogni mio tessuto è pensato, lavorato lentamente, scelto in base alla qualità delle fibre – solo lino, cotone, o misto lino e cotone – e realizzato con tecniche antiche. Ogni tovaglia, ogni tenda, ha piccole imperfezioni che la rendono unica. Il lavoro artigianale non è riproducibile in serie, e per questo è irripetibile. È come un vino buono, che matura con il tempo e ha un gusto che non puoi trovare altrove.
3. Il suo lavoro parla di esclusività, ma anche di sostenibilità. È possibile conciliare il bello con l’etico? E cosa cerca oggi chi sceglie un oggetto fatto a mano?
Sì, è non solo possibile, ma necessario. I miei tessuti sono tutti naturali, biodegradabili, senza trattamenti chimici invasivi. Non produco scarti inutili, non inquino. Chi sceglie un oggetto fatto a mano oggi vuole qualcosa che duri, che abbia una storia, che sia vero. È una forma di rispetto per sé stessi e per il pianeta.
4. Si dice che possiamo fare a meno di tutto, tranne che del superfluo. Quanto conta circondarsi di cose belle, anche nelle nostre case?
Conta tantissimo. Il bello non è un lusso, è un nutrimento. Una tovaglia ben fatta, una tenda che filtra la luce nel modo giusto, una texture naturale sotto le mani: sono dettagli che cambiano l’umore, che creano armonia. Il superfluo, quando è fatto con amore e senso estetico, diventa essenziale.
5. Donna, imprenditrice, artigiana. Cosa significa oggi portare avanti una piccola attività in Italia? Qual è la sua idea di successo?
Significa lottare ogni giorno, ma anche sentirsi liberi. Il successo per me è poter creare con le mie mani, lasciare qualcosa di bello, rendere felici le persone. Non ho mai cercato la grande scala: voglio restare piccola, ma autentica. E se chi entra nel mio negozio esce con un sorriso e con qualcosa che amerà a lungo, allora ho fatto bene il mio lavoro.
In un Paese che troppo spesso dimentica i suoi tesori più silenziosi, Elisabetta Scipioni è una voce gentile ma determinata, che racconta cosa significa ancora oggi creare in Italia con le mani, con l’anima e con una visione chiara: il futuro dell’artigianato passa dalla memoria, dalla sostenibilità e dal desiderio di bellezza autentica.
Per saperne di più: http://www.cerauntessuto.it