Sordità infantile: conseguenze nello sviluppo e novità dalla ricerca

il

Per alcuni bambini crescere è come stare in una bolla. Il parere dell’esperto e l’importanza della diagnosi precoce

La sordità rappresenta una tra le più comuni disabilità congenite infantili. Numeri alla mano, il fenomeno colpisce 1-3 neonati su mille e 4-5% dei neonati ricoverati in terapia intensiva neonatale. Per garantire una crescita e uno sviluppo cognitivo corretto, èimportante che la diagnosi venga fatta entro i primi 3 mesi divita e che si intervenga entro i primi 6. La protesizzazione, su indicazione del medico Otorino o Audiologo, risulterà fondamentale per attivare tutte le aree preposte alla ricezione, trasmissione e analisi degli stimoli uditivi percepiti, riuscendo ad ottenere una compensazione della perdita uditiva quanto più completa possibile.

Quando un bambino soffre di un difetto uditivo è fondamentale intervenire precocemente per allontanare il più possibile danni irreversibili nei processi di acquisizione e sviluppo del linguaggio e per evitare problemi nella comunicazione verbale, spesso con gravi conseguenze nello sviluppo cognitivo, psichico, motorio e sociale. Bisogna precisare che ipoacusie, anche di lieve o media entità, se protratte nel tempo, possono determinare difficoltà nell’ascolto in presenza di rumore – ad esempio in una classe scolastica – e nella localizzazione delle sorgenti sonore – basti pensare a quanto questa capacità sia importante anche soltanto per attraversare la strada in sicurezza. E’ utile anche considerare che un bambino con difficoltà uditive importanti, non riuscirà a riprodurre i suoni delle parole che sente, non potrà essere calmato e rassicurato dalla voce della mamma e inoltre non potrà recepire correttamente buona parte di tutte le esperienze sensoriali che compiono i suoi coetanei. Ed è anche questa mancanza di stimolazione che arresta o altera il normale sviluppo uditivo ed è bene ricordare che la durata della sordità prima della diagnosi e dell’intervento protesico-riabilitativo, è negativamente correlata con la capacità che avrà in futuro il bambino di esprimersi e comunicare.

“Generalmente l’età consigliata per l’adattamento audioprotesico, è entro i primi 6 mesi di vita. – Ha commentato il dottor Fabio Tomassetti, Direttore Scientifico di PiùUDITO. – Oggi per tutti i bambini in età collaborativa, oltre i 5 anni di vita, la PiùUDITO, attraverso uno studio durato oltre venti anni, è riuscita a sviluppare il Nuovo Protocollo Audioprotesico, basato su una procedura metodologica innovativa, usata durante la pratica di regolazione delle audioprotesi, che consente di ottenere risultati ottimali per il recupero della migliore percezione uditiva possibile nelle ipoacusie, attraverso il riequilibrio ottimale ancora praticabile in ogni singolo orecchio ipoacusico trattato. Questo riequilibrio ottimale rende la percezione dei suoni, più equilibrati e definiti su tutte le frequenze ancora compensabili. Ad oggi, il Nuovo Protocollo Audioprotesico, è praticabile solo nei soggetti collaborativi, ma uno dei nostri obiettivi futuri sarà anche quello di renderlo applicabile in assenza di partecipazione da parte del paziente. Questo, un domani, permetterà al bambino di guadagnare tempo nel recupero o nella abilitazione della sua migliore capacità uditiva possibile, limitando al massimo le inevitabili conseguenze legate a tutte le sordità non compensate attraverso la terapia protesico-riabilitativa.”

Lascia un commento